L'Aratro n. 4 Aprile 2017 - page 8

APRILE 2017
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nteressante incontro il 7 marzo sera all’Ex
Kaimano ad Acqui Terme per cercare una
via di uscita dalla crisi per il Brachetto.
Davanti a una folta platea di produttori vitivi-
nicoli, con la moderazione di
Bruno Barosio
,
il presidente del Consorzio Tutela Brachetto
d’Acqui DOCG
Paolo Ricagno
e il presidente
di Asso Brachetto
Pierluigi Botto
hanno ana-
lizzato l’attuale situazione di mercato e cercato
di trovare soluzioni per risollevare le vendite di
questo pregevole prodotto enologico locale.
In apertura di serata ha portato i suoi sa-
luti
Enrico Bertero
, sindaco di Acqui
Terme uscente, ricandidato, che ha
espresso pieno appoggio ai produttori da
parte del Comune.
Presente in sala anche un altro candidato
alle prossime elezioni, l’avvocato
Carlo
De Lorenzi
.
Nel suo intervento Paolo Ricagno ha spie-
gato che, secondo i dati del Consorzio, il
numero di bottiglie vendute è passato da
5.300.000 nel 2011 a 3.800.000 nel 2016. La
superficie vitata (rimasta pressoché invariata)
per il Brachetto d’Acqui è di 1052 ettari e per il
Brachetto Piemonte è di 210 ettari.
“Al fine di poter aumentare le vendite di Brachetto
è necessario investire in pubblicità. A mio avviso,
ciascun produttore dovrebbe rinunciare a una parte
di reddito ogni anno per 3 o 4 anni per un importo
di 500 euro per ettaro coltivato per costituire un
fondo comune per creare investimenti sull’imma-
gine”
ha dichiarato Ricagno.
Botto, di risposta, ha espresso accordo
sulla necessità di interventi sui media per
aumentare la visibilità di questo vino, ma
con una tesi differente sul reperimento
delle risorse economiche:
“Non è la parte
agricola che deve sostenere i costi. Occorre ri-
vedere l’accordo attualmente in essere con
una revisione dei prezzi delle uve del 10 per
cento, in modo che questa somma venga ac-
cantonata per fare promozione”.
Attualmente l’Accordo sottoscritto da
tutte le parti in gioco (parte agricola, coopera-
tiva e parte industriale) nel 2015 e rinnovato
nel 2016 e fino alla campagna 2017 prevede un
reddito minimo per i produttori di 6.000
euro/ha.
Il prezzo delle uve è passato da 1,25 euro/kg
nel 2014 a 1 euro/kg nel 2015. La richiesta di
Botto è di arrivare a 1,10 euro/kg per il 2017.
“Abbiamo organizzato questa riunione perché
siamo fortemente preoccupati per le sorti del Bra-
chetto. Le diverse visioni espresse dai Presidenti che
rappresentano le cooperative e i cosiddetti ‘liberi’
vanno viste come una fase della discussione, che
auspichiamo giungerà a una soluzione ottimale per
tutti. In definitiva, non dovranno essere penalizzati
gli agricoltori e si torni a vendere un numero di bot-
tiglie tali da usare tutte le uve, perché non dob-
biamo arrivare ad estirpare i vigneti”
hanno com-
mentato il direttore provinciale,
Valter Parodi
e il direttore di Zona
Matteo Ferro,
presenti
all’incontro.
Rossana Sparacino
Le prospettive del Brachetto in un incontro coi produttori ad Acqui
S
ono momenti molto delicati quelli che vedono coinvolto il mondo
del Moscato e dell’Asti, importante denominazione vitivinicola
della nostra regione e, in parte, della nostra provincia.
In estate abbiamo assistito in pratica alla fine della paritetica, visto il ri-
fiuto delle case spumantiere di partecipare all’ormai storico tavolo di
concertazione in Regione dove per anni si sono decisi rese e prezzi delle
uve del vino aromatico più importante del Piemonte.
Orfani della garanzia che dava la presenza dell’Assessore regionale, ci
siamo ritrovati a discutere solo di rese e non di prezzo, visto il parere ne-
gativo dell’antitrust, in un contesto di giacenze consistenti, stante il co-
stante calo di vendite degli ultimi anni.
La parte agricola ha così dovuto firmare un accordo che prevedeva una
considerevole riduzione delle rese, trovandosi di fronte una parte indu-
striale decisa a ridimensionare la produzione.
Questa trattativa, che ha vissuto momenti di grande tensione, ha
però avuto l’effetto di compattare tutta la filiera dei produttori di
uva, delle cantine sociali e delle associazioni sindacali e di produt-
tori, cosa quasi mai successa in passato.
Durante la chiusura dell’accordo si è pertanto giunti all’approva-
zione di un piano di promozione, finanziato con una parte delle
uve volontariamente cedute dagli agricoltori all’industria ad un
prezzo inferiore, che ha visto come prima iniziativa uno spot tele-
visivo andato in onda durante le festività natalizie e che proseguirà
con una azione pubblicitaria più completa nel corso della sta-
gione.
Questo ha consentito una ripresa delle vendite, seppur minima, ma
che speriamo segni una inversione di tendenza nella promozione
di questo marchio che, come sottolineato dagli esperti dell’agenzia
Armando Testa che hanno realizzato il primo spot pubblicitario “è
vecchio e ha bisogno di un grande lavoro per tornare ai fasti di un
tempo”.
Si è così arrivati ai giorni nostri con 2 importanti avvenimenti: l’approva-
zione della tipologia Asti Secco da parte del Comitato vitivinicolo nazio-
nale e l’inizio delle procedure per il rinnovo del Consiglio di Ammini-
strazione del Consorzio dell’Asti.
Se la produzione di una nuova tipologia di Asti lascia ben sperare per la
ripresa delle vendite, il rinnovo delle cariche consortili, al momento, non
lascia intravedere buone nuove per la parte agricola.
Pare che per la prima volta da molti anni, le case spumantiere non siano di-
sposte a concedere la Presidenza ad un agricoltore, non rispettando quel-
l’accordo tra gentiluomini che, pur senza essere una norma statutaria,
aveva sempre garantito l’alternanza delle due parti al vertice del consorzio.
Anche per questi motivi, oltre che per chiedere un maggior coinvol-
gimento nelle politiche promozionali dell’Asti, delle quali ultima-
mente i consiglieri di parte agricola del consorzio non sono stati suf-
ficientemente messi al corrente, si è svolta lo scorso 13 marzo una
affollata Assemblea pubblica a Santo Stefano Belbo, dove sono state
spiegate le ragioni dei produttori di uva.
Inizierà adesso l’iter elettorale che prevede diverse Assemblee par-
ziali, che porteranno all’elezione di 7 componenti “agricoli” del
Consiglio di Amministrazione del Consorzio (a fronte di 12
membri di parte industriale, altra anomalia da correggere) che poi
eleggeranno il Presidente.
Nonostante i numeri non siano dalla nostra parte, la parte agricola
(che rimane unita e compatta) non cesserà di chiedere fino all’ul-
timo quello che ritiene giusto e cioè il turno di Presidenza del Con-
sorzio dell’Asti.
Luca Brondelli
Momento delicato per il futuro dell’Asti
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