L'Aratro n.4 Aprile 2015 - page 15

APRILE 2015
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Restiani
Confagricoltura
Piemonte
FEASR
Fondo europeo agricolo
per lo sviluppo rurale: l’Europa
investe nelle zone rurali
Attività di informazione anno 2013-2014 che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla Misura 111.1 sottoazione B
Informazione nel settore agricolo del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Piemonte
F
ino a ieri sembrava quasi che le ricerche
scientifiche sulla biologia della vite fos-
sero completamente staccate dalle ri-
cerche sulla biologia del fitoplasma della Flave-
scenza dorata e che l’unico oggetto di studio
fosse la lotta all’insetto vettore, il ben noto Sca-
foideus titanus.
Poteva sembrare che fosse così, ma durante il
convegno che si è svolto a Costigliole d’Asti lo
scorso 25 marzo 2015 – voluto fortemente
dall’Assessore Regionale all’Agricoltura
Giorgio
Ferrero
– abbiamo capito che da alcuni anni la
ricerca scientifica sta studiando le interazioni
vite-insetto-fitoplasma, ponendo particolare at-
tenzione a questo sistema biologico per cercare
soluzioni da affiancare all’attuale strategia di
difesa basata sulla lotta all’insetto vettore.
Il convegno ha messo in luce, grazie all’inter-
vento di
Sabrina Palmano
(IPSO – CNR),
quali siano le modificazioni biochimiche che
il fitoplasma induce nella pianta infetta e le dif-
ferenze che queste modificazioni inducono in
diversi vitigni (per ora solo Nebbiolo e Bar-
bera) sull’espressione dei sintomi.
Quindi
Claudio Lovisolo
dell’Università di To-
rino ha chiarito le basi scientifiche del mecca-
nismo per cui alcune piante di vite infette, con
differenze tra varietà e varietà, siano in grado di
far regredire la malattia grazie al fenomeno
noto con il nome di “recovery” (spesso abbre-
viato con REC) che non è solo una remissione
dei sintomi, ma una vera e propria guarigione
della malattia per cui il fitoplasma scompare
letteralmente dal corpo della vite e la pianta
sembra diventare refrattaria a nuove infezioni,
aspetto, questo, però tutto da confermare. Ha
però concluso il suo intervento rimarcando che
il “recovery” è importante per la gestione del vi-
gneto che riduce l’importanza dell’estirpo delle
piante sintomatiche (non più obbligatorio
nella Provincia di Alessandria in quanto zona
insediamento) ma che non intacca minima-
mente i problemi epidemiologici (se non addi-
rittura li può aggravare inducendo i viticoltori
alla sbagliatissima convinzione che dalla Flave-
scenza la vite si curi da sé).
Il fenomeno del “recovery” anche in Legno
nero è stato spiegato anche da
Rita Musetti
,
dell’Università di Udine che ha messo il “reco-
very” in relazione a spontanee modifiche strut-
turali nei vasi che trasportano la linfa elaborata
e nel ritorno a un normale metabolismo del
saccarosio. Ha concluso che però non si è an-
cora in grado di indurre il “recovery” nelle viti
sintomatiche.
Il biologo e patologo francese
Xavier Foissac
dell’INRA - Università di Bordeaux ha sottoli-
neato che anche le ricerche francesi sulle intera-
zioni tra fitoplasma e diverse cultivar di vite
portano a differenti sviluppo della malattia e
dei sintomi, confermando i risultati delle ri-
cerche italiane.
Xavier Foissac ha anche sottolineato l’impor-
tanza dell’attività dei viticoltori nel monito-
raggio della malattia con il supporto dei tecnici
per la lettura delle trappole, organizzazione che
in Francia ha consentito di abbattere nuove in-
fezioni e di organizzare sistemi di lotta insetti-
cida razionali ed efficaci.
La ricerca, ha sottolineato
Andrea Schubert
dell’Università di Torino nel suo intervento, sta
cercando di studiare le risposte alla Flavescenza
della vite allevata in condizioni controllate –
cosa fino ad oggi non sperimentata – per poter
individuare fattori utili al miglioramento delle
tecniche di induzione del “recovery” e delle in-
terazioni tra vite, fitoplasma e insetto.
Quindi sono state comunicate le prime risul-
tanze delle ricerche sulle induzioni di resi-
stenza nella vite con batteri, funghi simbionti e
fitoregolatori chimici e sulle basi genetiche di
varietà extraeuropee resistenti alla fitoplasmosi
con gli interventi di
Cristina Marzachì
(CNR),
di
Paola Bonfante
(Università di Torino), di
Elisa Gamalero
(dell’Università del Piemonte
Orientale di Alessandria) di
Piero Attilio
Bianco
(Università di Milano) e di
Simone La-
vezzaro
(Centro di Saggio Viten di Calosso).
Al termine del dibattito a conclusione del con-
vegno, l’Assessore Ferrero ha sottolineato come
i diversi percorsi battuti dalla ricerca scientifica
finalmente portino una ventata di speranza per
il raggiungimento di un sistema di difesa dalla
Flavescenza dorata che possa portare fino ad un
suo contenimento economicamente sosteni-
bile, senza rassegnarci all’attuale drammatica
situazione. Occorre però mantenere “dritta la
barra”, proseguendo nella lotta secondo gli at-
tuali principi di difesa.
Gli ha fatto eco
Paola Gotta
del Settore Fitosa-
nitario Regionale che ha ribadito il concetto
che se grazie al “recovery” alcune (o anche
molte) piante infette possono guarire dalla
Flavscenza dorata, per cui assume sempre più
importanza l’eliminazione della vegetazione
sintomatica ogni qual volta compaia nel vi-
gneto, rimane aperto e scottante in tutta la sua
drammatica gravità il problema della difesa
delle piante sane dagli attacchi dell’insetto vet-
tore, per cui non si deve assolutamente abbas-
sare la guardia, continuando ad effettuare i
trattamenti insetticidi nei tempi e nei modi
corretti, eliminando la vegetazione sintoma-
tica e pulendo gli incolti dalla vite selvatica, il
vero serbatoio dell’infezione da Flavescenza
dorata.
Marco Visca
Ricerca scientifica e Flavescenza dorata
Importante convegno il 25 marzo a Costigliole d’Asti
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